L’ape coraggiosa

L’ape coraggiosa
30 Novembre 2020 Calendarioserveco

L’ape coraggiosa

Illustratore: Giuseppe Balestra

Forse non tutti sanno che le api hanno un’organizzazione sociale rigorosa ed efficace. Tutte hanno un ruolo e sanno come contribuire al benessere della comunità. Non esistono api che si svegliano la mattina e ciondolano davanti a qualche bel fiore, oppure ronzano in giro senza far nulla. La comunità apesca ha bisogno del lavoro di tutti, anche dei fuchi, che a ben guardare non è che siano questi campioni di utilità. Si riuniscono di solito in qualche luogo abbastanza distante dall’alveare, per evitare di essere coinvolti in qualche lavoro faticoso e quando passa una regina si mettono in mostra: vibrano le ali, fanno le capriole, gonfiano i peli delle spalle. Si atteggiano a calabroni, insomma. Le brave api sanno che quelli non sono luoghi da frequentare.

Accadde però un giorno che un gruppo di calabroni passasse dalle parti dell’alveare. Erano in cinque e ognuno di loro era grande dieci volte un’operaia. Nell’ambiente si sa: quando si presenta un calabrone al nido, qualcuna rischia di lasciarci la pelle. Le api col tempo hanno sviluppato un ingegnoso sistema di difesa. Danzano. Danzano insieme, all’unisono, battono le ali allo stesso ritmo. In gergo si dice “fremito”: nell’alveare si fa la ola, come allo stadio. Quando si scatena la danza il nido stesso diventa un’ape gigante. I calabroni non sono particolarmente furbi e fuggono impauriti.

Quel giorno però qualcosa non andava per il verso giusto, perché l’alveare iniziò sì a fremere, ma la ola si interrompeva: mancavano tutti i fuchi a cui dei calabroni non importava nulla. “Che ci frega”, dicevano, “a noi interessano solo le regine, non sappiamo che farcene delle operaie”.

Una piccola ape operaia però si staccò dal fremito e sfidando il pericolo di essere mangiata viva dai calabroni volò verso i fuchi: “Abbiamo bisogno di voi, di tutti voi”, disse disperata, “perché senza di voi non possiamo difenderci”. “E cosa avremo in cambio?”, disse il fuco più grosso, mentre si puliva le ali con le zampette. “Che l’alveare sopravviverà, perché anche se per voi non significa niente, ogni vita è fondamentale per la sopravvivenza. Se l’alveare dovesse soccombere all’attacco dei calabroni, non ci saranno né regine né cibo… “, disse la piccola operaia coraggiosa.

Nemmeno i fuchi brillano di intelligenza, ma sono pur sempre api. Dopo un conciliabolo fitto di ronzii, spiegarono le ali verso l’alveare. Nessuno lo ammetterà mai, ma senza la piccola ape coraggiosa non ci sarebbe stato nessuno per raccontare questa storia.


Autore: Massimiliano Martucci

Fare come le api.

In che maniera sono organizzate le api? La loro scomparsa come impatterà sul nostro futuro?

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